Scrivere, scrivere, scrivere.
a cura di Cristina Rotoloni
L’Italia è un paese ricco di persone che scrivono. Ognuno di noi sente il bisogno di appuntare i propri pensieri. Ogni individuo è certo del valore del suo testo, della profondità dei propri sentimenti e pubblica libri. Quello che sfugge ai più è che quando ci si sente pronti a condividere la nostra “arte” con terze persone bisogna mettersi in gioco e avere la capacità di accettare le critiche. Qui, infatti, inizia il percorso complicato dello “scrittore”. Dopo aver sviscerato le sensazioni che impregnano la nostra mente, ci sentiamo intoccabili e perfetti. Spesso pecchiamo di superbia e autoconvinzione sulle nostre capacità, altri invece eccedono nell’autoflagellazione sentendosi inappropriati rispetto i più. Alla fine di questo conflitto interiore quello che conta veramente è come lo “scrittore” vive il suo esordio e quanto ne segue: disinteresse generale, partecipazione di pochi (amici e parenti), qualche miraggio nel deserto. Molte persone si arrendono, altre creano un muro di onnipotenza, altri ancora cercano di arrabattarsi nella massa. Lo svilimento maggiore nasce quando arrivano i primi commenti non proprio entusiasti e la rabbia cresce in noi convinti di non essere stati compresi o capiti nel giusto modo. Nella rete ci sono molte persone che vivono con il gusto di tirare fuori il peggio di loro, si annoiano e usano lo schermo come arma per colpire estrani o conoscenti facendo ciò che non sento di poter fare dal vivo. Lo scrittore deve, quindi, come prima cosa essere capace di discernere i commenti in quelli idonei e utili da quelli superflui. Non deve arrabbiarsi o provare rancore dando a ogni critica il giusto peso. So che queste frasi possono apparire scontate, ma sono la base per sopravvivere del mondo del web e spesso le perdiamo di vista nonostante la loro semplicità. Naturalmente risentirsi di un commento negativo è umano e fa parte della vita. Nessuno vi chiede di non provare la frustrazione tipica di una negazione, s’invita solo a superarla metabolizzando l’appunto che è stato fatto e fondamentalmente di valutare quanto sia veritiero. Uno degli errori più grandi che fa lo scrittore è quello di dare per scontato che la sua opera sia coerente, perfetta, fruibile a tutti e certamente un capolavoro. Nella realtà spesso, oltre il problema base della grammatica, problema dei più, la vera difficoltà nella lettura di un testo e immedesimarsi in esso, se chi scrive non vi riesce, pur convinto di averlo fatto, come spera di coinvolgere gli altri? Mi capita continuamente, nella verifica delle bozze, di trovare testi sintetici e telegrafici. Un elenco infinito di azioni, botte e risposte che sono spesso immotivate, senza senso o non collegate tra loro. Noto che chi scrive segue il suo filo logico senza chiedersi se chi sta leggendo, non essendo nella sua testa, riesce a seguire correttamente la storia, a capire il susseguirsi degli eventi. Molti lettori si arrendono dopo poche pagine criticando aspramente il testo e diffondendo il proprio parere in rete. L’incubo degli emergenti e non solo. Un metodo per evitare questo c’è, esiste e bisogna basarlo sulla fiducia nei confronti di chi ci critica. Scartando i malevoli, lo “scrittore” necessita come prima cosa di persone disposte a leggere il suo scritto e pronte a dare un parere onesto, senza preoccuparsi di dispiacere l’autore. Logicamente trovare queste persone tra amici e parenti è possibile, ma non sempre si è certi della loro onestà, frenata dall’affetto o a volte dal pungente desiderio di non illudere nessuno. La via di mezzo è sempre la migliore. La cosa più logica è farlo leggere a estranei che siano disposti a dare un giudizio equo, ma queste persone chiedono spesso un compenso. Premesso che il giudizio esterno non deve limitarsi a un parere per essere ricompensato, questo vuol dire che esiste un lavoro che giustamente va pagato. L’Editor, da non confondere con il correttore di bozze, anche se ultimamente si fondono spesso insieme, è un vero e proprio lavoro e si occupa di valutare il testo e guidare l’autore a ripulire l’opera affinché sia pubblicabile. Permette allo “scrittore” di notare le incongruenze, gli errori, le sviste, il superfluo dando consistenza al testo la dove necessita. Nasce con questo argomento un nuovo problema. Il tema diventa complicato sotto due punti di vista:
1. la capacità di accettare qualcuno che sviscera e analizza la nostra opera fino ai suoi anfratti più reconditi, magari commentando e criticando ogni virgola.
2. Trovare qualcuno valido che non rubi i soldi di chi vuol vedere il proprio libro prendere vita nel modo più corretto.
Di questo e di altro sull’editoria parleremo nei prossimi articoli.