"Dimenticando Santorini" di Marta Lock

16.02.2017 16:56

edito da Talos 

recensione a cura di Cristina Rotoloni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come in un filo ininterrotto dal suo ultimo libro di saggistica intitolato “Ricomincia da te”, in “Dimenticando Santorini” Marta Lock cerca un percorso interiore che indichi, a buona parte dei personaggi, la strada più giusta da intraprendere.  Arthur, un padre despota ed egoista, distrugge una famiglia che non riesce più a ritrovarsi sotto l’aspetto affettivo e complice. Le scelte di quest’uomo, nate dalla certezza di sapere cosa è giusto per tutti, rendono infelici le persone che lo circondano; in particolare inibisce, in modo indelebile, la figlia maggiore Jade che perde di vista i suoi sogni e il suo grande amore adolescenziale. Il padre padrone castra l’anima delle persone impedendogli di vivere la vita come la vorrebbero, influenzando buona parte di tutta la narrazione. Lo stato di conflitto familiare dettato dai soprusi e dalle cose non dette emerge devastante in questo nucleo che si frammenta, evento dopo evento, quasi fino ad arrivare a un distacco netto. La primogenita, vedendo che le proprie ali sono tarpate, vive un’esistenza falsa; come scrive la stessa autrice, portava: "abiti che era tanto allenata a indossare da credere che fossero i suoi". Ma quando questi abiti si lacerano cosa succede nell’individuo? Da qui inizia la vera storia del romanzo. Jade, scontrandosi con la realtà imposta, rincorre un’aspirazione lavorativa giovanile legata a un amore. Questo sentimento tanto intenso quanto profondo, è stroncato sul nascere dal padre padrone, ma con il passare degli anni invece di morire cresce e lei lo insegue, lo raggiunge e lo perde per quasi tutta la narrazione. Ci sono molti schemi comuni tipici in questo romanzo. Da un lato abbiamo un padre negativo e dall’altro una nuova famiglia positiva. Da una parte abbiamo una madre fragile e incapace di prendere decisioni e dall’altra una figlia più matura e saggia della sua età. E ancora, ci si confronta con un amore tranquillo, senza passione, contrapposto all’attrazione sfrenata per l’uomo dei sogni. La perdita della persona amata e l’incontro occasionale organizzato dal destino. Il lavoro d’ufficio, monotono e scontato, con il bisogno di esprimere la propria creatività artistica. Tutti temi ricorrenti che si muovo bene all’interno di un racconto fresco e scorrevole, portando a seguire la storia con la stessa emotività che si vive davanti ad una commedia romantica americana. Con aperta chiarezza l’autrice indica quanto siano pericolose le nostre paure e ancor più le nostre indecisioni. Il libro sembra voler chiedere pagina dopo pagina: quanto ci vuole a decidere di amare? D’altronde in tutto il romanzo, ogni frase, gesto o scelta, sembra un ostacolo del destino all’amore; nello stesso tempo però il destino sembra ripresentarsi ponendo ogni volta proprio questa domanda. Alla fine ne viene fuori che siamo noi a scegliere il nostro percorso e che solo noi possiamo decidere se amare o no. Se lasciarci amare o vivere una vita falsa.Cosa sceglierà Jade, la nostra protagonista? L’amore pacato del compagno di una vita o la passione del ragazzo che ha perso di vista anni fa?Ai lettori scoprire la decisione finale.